Uomini che odiano le donne
Uomini che odiano le donne non è solo il titolo di un famoso romanzo, ma un fenomeno che purtroppo è molto presente nella nostra società. Non passa giorno in cui la cronaca non riporti di gravi violenze nei confronti delle donne: mogli uccise, ex fidanzate sfregiate o selvaggiamente picchiate, madri che non riescono a difendere i propri figli, fatti ostaggio di una gelosia morbosa o di un risentimento che spesso sfocia in tragedia. In media ogni anno vengono uccise 120-130 donne, circa una ogni tre giorni. Lo scorso 25 novembre si è tenuta la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne” proprio per non dimenticare tutte le donne che anche quest’anno hanno perso la vita.
Sono gli uomini che in genere uccidono il loro oggetto d’amore, quasi mai succede il contrario. Spesso inoltre, gli uomini, dopo aver commesso il delitto si uccidono o almeno tentano di farlo. I killer sono di solito persone insicure, immature, incapaci di autonomia e non sono in grado di amare la loro compagna, semplicemente si “appoggiano” a lei per poter trarre linfa vitale e quindi continuare a mantenere una facciata di vita autonoma. L’immaturità delle persone purtroppo non è un fenomeno solo degli adolescenti: sono molte le persone adulte che riescono a vivere solo se qualcuno li accudisce e si occupa di loro. La donna diventa “proprietà” dell’uomo: lui ha potere sulla sua vita e quindi può anche decidere se le deve essere tolta.
Dietro gli omicidi spesso ci sono uomini che usano la violenza come strumento per prevalere su una persona che non riescono a gestire alla pari, con la quale non riescono ad usare la comunicazione, la gestione del conflitto in maniera costruttiva, perché non riconoscono sia a livello personale che culturale il confronto come valore. Gli uomini che uccidono dopo essere stati lasciati lo fanno perché si sentono abbandonati; all’omicidio segue poi, in questi casi, il suicidio non tanto perché si sentono in colpa, ma piuttosto perché si rendono conto che senza quel legame non possono vivere. Ecco quindi che questi tipi di omicidi
devono essere distinti da quelli che vengono commesso per gelosia: in questo caso l’omicida cercherà di punire la persona che gli ha rubato l’oggetto d’amore oltre che la donna che si è lasciato portare via.
La donna non deve farsi intimorire dalla modalità autoritaria o limitante e controllante del proprio compagno, ma deve superare gli imbarazzi, la vergogna e avere il coraggio di denunciare, ben sapendo che questa cosa non è facile, visto che spesso, dopo la denuncia, questi uomini non si intimoriscono e non si calmano, ma al contrario, possono diventare ancora più pericolosi. Le donne però devono chiedere aiuto: esiste un numero verde dei centri antiviolenza il 1522 che oltre a mettere in rete vari servizi comead esempio Tribunali, Forze dell’Ordine, aiuto psicologico…, danno anche la possibilità alla donna di entrare in contatto con quelle che sono le sue difficoltà, a riconoscere che quello che stanno vivendo e subendo non è un episodio ma una situazione di violenza, che così va chiamata e non va mai giustificata.
Si giustifica, perché le donne che subiscono quotidianamente violenza spesso cercano di trovare delle giustificazioni per poter dare un senso e per sopportare tutto quello che stanno vivendo pensando che sia amore. Devono invece ricordarsi che amore e violenza non devono mai incontrarsi: se vi è l’uno non può esserci l’altro. Se l’amore passa anche una sola volta dalla violenza che amore è?
Dott.ssa Susie Baldi
Psicologa e Psicoterapeuta