I giovani e la musica veri protagonisti dei mitici anni 60
I mitici anni 60, ma erano poi così mitici? Direi proprio di sì! Anche se io a dire il vero ho cominciato a “viverli” che eravamo già alla fine di quel periodo, ricordo la mia prima fidanzatina, il mio primo gruppo musicale, le prime vere amicizie…ma comunque anche se in piccola parte posso dire: “C’ero anch’io”.
Ma ritorniamo agli inizi. L’Italia di allora, cominciava a entrare nel pieno della crescita economica, la miseria che aveva lasciato una lunga guerra era solo un brutto ricordo e i giovani, soprattutto loro, volevano migliorare le proprie condizioni economiche e sociali…per arrivare al tanto sospirato benessere. Come si può non ricordare la mitica Cinquecento, la Vespa e la Lambretta, quando questi mezzi di locomozione motorizzando gli Italiani, dando a loro la possibilità di muoversi in libertà trasmettendo quel senso d’indipendenza? Difficile scordarli. Con il benessere che arrivava nelle famiglie, apparvero i primi televisori in bianco e nero, i primi frigoriferi e cominciarono a fare la loro comparsa anche le prime rumorosissime lavatrici e con il boom economico anche le prime ferie di massa, dove le coste romagnole la facevano da padrone. Lo stile di un consumismo tanto invidiato alle famiglie dei telefilm americani, comincia a diventare la quotidianità anche per le nostre famiglie. Vivere e divertirsi questo era diventato il leitmotiv. In quegli anni c’era il boom in tutto e la vita stessa era diventata più bella da vivere, la spensieratezza dominava. Insomma, il benessere si manifestava come un’estate senza fine e i giovani avevano il futuro pienamente dalla loro parte. Appunto i giovani. Negli anni sessanta furono i veri protagonisti con i loro sogni, con i loro miti, gli ideali, ma soprattutto l’importanza che davano alla musica.
La musica in quegli anni era la vera “arma” segreta, molto potente per dimostrare le proprie inquietudini, le proprie speranze, per comunicare la propria protesta pacifica. Cambiavano le tendenze, nacquero nuove mode, una nuova generazione stava invadendo anche l’Italia, la “generazione beat”, che aveva le sue fondamenta nei Beatles e nei Rolling Stones. La musica, assieme agli ideali e alla protesta, era lo strumento di emancipazione dai vecchi costumi, ed è proprio partendo dai nuovi gusti musicali che i giovani iniziano a canalizzare le proprie energie, le proprie idee ed a creare il loro percorso di cambiamento. Un percorso inizialmente sotterraneo: quello della politica, che, come un tarlo, silenziosamente comincia a insinuarsi nelle coscienze, e che vedrà il suo emergere nelle prime proteste contro la guerra nel Vietnam. Protesta che cominciò a manifestarsi anche attraverso le canzoni, chi non ricorda “c’era un ragazzo che come me…” di Morandi o “Imagine” di John Lennon tanto per citarne qualcuna. In quegli anni, anche se il benessere avanzava, i giovani manifestavano il loro ripudio per certe scelte belliche e lo manifestavano soprattutto attraverso la musica, con grandi raduni come quello del 69 a Woodstock, dove altre 500.000 giovani gridavano il loro “Facciamo l’amore non la guerra” divenuto all’epoca lo slogan universale dei giovani.
Proprio i giovani sono stati i veri protagonisti dei mitici anni 60 con la loro voglia di cambiare il mondo, i loro ideali, i loro sogni. Forse non sono riusciti a cambiare il mondo come avrebbero voluto, forse non tutti hanno visto realizzarsi i propri sogni, ma una cosa è certa, con il loro modo di vivere, di pensiero, di voglia di libertà hanno lasciato un segno indelebile in quegli anni e che ancora oggi, non a caso, a distanza di cinquant’anni, ancora se ne parla.
Claudio Bertolini