Insonnia: cause e rimedi
In alcuni casi il primo episodio di insonnia è associato ad una condizione di stress o ad un evento stressante: un nuovo lavoro, un esame scolastico, la nascita di un figlio, ecc. In questo caso di si può parlare comunemente di insonnia da stress: di solito colpisce persone più predisposte a sperimentare ansia di fronte ad un ostacolo o difficoltà. Le donne sembrano essere le più colpite da questo tipo di disturbo, in genere a causa della loro maggiore ansietà rispetto agli uomini. Spesso, una volta che la persona si è adattata all’evento oppure l’evento è stato superato, i disturbi del sonno tendono a risolversi. Dal punto di vista dei sintomi, l’insonnia si presenta in tanti modi diversi, viene infatti classificata tenendo conto di almeno tre parametri: la sua durata, le possibili cause e la tipologia.
Nella sua durata, l’insonnia varia da persona a persona e può subire modificazioni nel corso della vita di uno stesso individuo. Può esserci insonnia occasionale, transitoria o cronica. Rispetto alle possibili cause si può distinguere l’insonnia primaria quando la persona non ha alcuna patologia correlata e non vi sono cause apparenti che spiegano l’insonnia. Mentre si parla di insonnia secondaria quando è causata da altre malattie fisiche o problemi psicologici (es. depressione, ansia, ecc.).
Per quanto riguarda le tipologie di insonnia, si distinguono:
- Insonnia “iniziale”: è il disturbo più frequente, la persona ha difficoltà a prendere sonno; spesso l’insonne si agita nel letto, oppure cerca qualsiasi espediente che possa aiutarlo a dormire (si alza, accende la luce, si dedica alla lettura, ecc.) fino a quando non cade addormentato alle prime ore del mattino.
- Insonnia “intermittente”: chi soffre questo tipo di insonnia ha un sonno leggero per tutta la notte, intervallato da frequenti e brevi risvegli, talvolta in seguito a incubi.
- Insonnia “terminale”: questo tipo di insonnia è caratterizzata da un risveglio spontaneo precoce e a seguito del quale la persone non è più in grado di riaddormentarsi.
Dal punto di vista diagnostico si parla di insonnia cronica quando dura più di un mese, gli effetti possono causare affaticamento muscolare, allucinazioni, affaticamento mentale e doppia visione. Spesso nella pratica clinica, si osserva che, chi soffre di insonnia si sottopone dapprima a trattamento farmacologico e, successivamente, si è inviati da uno psicoterapeuta. In questo modo si tende a combinare gli effetti immediati del farmaco con quelli più a lungo termine di una psicoterapia. Dopo un certo periodo di assunzione, infatti, si può assistere alla tolleranza al farmaco (e quindi alla riduzione della sua efficacia). A questo punto il paziente tende ad incrementare il dosaggio del farmaco con il rischio del verificarsi di un’ulteriore tolleranza. Se in questa fase si smette di assumere il farmaco può insorgere l’astinenza che porta a riprendere il farmaco. Questo “circuito” può portare all’instaurarsi di una dipendenza.
È importante ricordare a chi soffre di questo disturbo che esistono regole e stili di vita che, quotidianamente applicati, aiutano a trascorrere una “buona notte di sonno”:
- Andare a dormire ogni sera e alzarsi ogni mattina alla stessa ora, anche durante il fine settimana e indipendentemente da quanto si è dormito la notte.
- Se ci si sveglia prima che suoni la sveglia, alzarsi dal letto e iniziare la propria giornata.
- Cercare di rilassarsi il più possibile prima di andare a letto, per esempio facendo un bagno (ma non la doccia, che ha un effetto stimolante), oppure assumere bevande ad effetto rilassante.
- Andare a letto solo quando si ha sonno.
- Se non si riesce a dormire, è preferibile non rimanere a letto, ma alzarsi, uscire dalla camera da letto e dedicarsi ad attività rilassanti, come guardare la televisione, leggere un libro, fare un bagno, ecc.
- Dormire in un letto comodo, in una camera da letto protetta quanto più possibile dai rumori.
- Mangiare ad orari regolari, evitando pasti abbondanti in prossimità del sonno, dando la preferenza ai cibi ricchi di carboidrati.
- Evitare di guardare le sveglie, eventualmente coprendone il display. Ciò evita calcoli mentali sulla quantità di sonno perduta sino a quel momento e sulla quantità di sonno rimasta prima del suono della sveglia.
Dott.ssa Susie Baldi
Psicologa e Psicoterapeuta