L’incontro con Vittore Bocchetta
In occasione della Giornata della Memoria, al teatro parrocchiale di Bovolone, sabato 25 gennaio è stato organizzato un incontro con un testimone diretto dei campi di concentramento: Vittore Bocchetta. In questa occasione l’Istituto Comprensivo di Bovolone, ha colto l’invito facendo partecipare tutte le classi terze e alcune seconde della scuola media “Franco Cappa” di Bovolone e Villafontana.
Vittore Bocchetta è un pittore, scultore, accademico, ha insegnato al liceo Maffei di Verona ed è stato un’esponente della resistenza italiana. Dopo la guerra è stato un insegnante di spagnolo in America e si è adoperato per la divulgazione della lingua italiana nel mondo.
Era già stato arrestato nel 1943 dai nazisti, però il suo “calvario” è iniziato il 4 luglio 1944, giorno in cui si è costituito per salvare la fidanzata. Dopo essere stato interrogato e torturato per due settimane è stato deportato in vari campi e il 5 settembre del 1944 è arrivato a Flossenbürg.
Ci ha raccontato che appena erano arrivati al campo gli uomini venivano separati da donne, bambini ed anziani; a quel punto iniziava la “demolizione” delle persone. Dopo essere stati svestiti i prigionieri venivano rasati e condotti sotto le docce; poi dovevano indossare dei vestiti a righe, la maggior parte dei quali erano stati utilizzati precedentemente da altre persone ormai morte, e veniva cucito sulla maglia un simbolo di riconoscimento attraverso il quale si riusciva a sapere il motivo per cui una persona si trovava in quel campo; a Vittore fu cucito un triangolo rosso, simbolo dei prigionieri politici. Solo allora i prigionieri potevano entrare nel campo. Ogni giorno avevano una razione di “cibo”, che portava energia pari a 183 calorie, quindi statisticamente la vita umana, se vita si poteva chiamare tale, durava in media tre mesi.
Vittore fu fortunato perché grazie ad un medico ucraino, che gli permise con uno stratagemma di sostare in infermeria per tutto il periodo invernale, riuscì a salvarsi la vita. Quando si sentì parlare dell’avanzata delle truppe angloamericane il campo fu evacuato e per coloro che erano sopravvissuti iniziava la cosiddetta “Marcia della morte”, e viste le condizioni dei prigionieri è facile capire il motivo. Bocchetta però riuscì a scappare insieme ad un suo compagno francese di nome Marcel.
Dopo aver ascoltato questa breve biografia, abbiamo iniziato il dibattito che ci ha permesso di interagire con il Professor Bocchetta; riportiamo qui sotto i passaggi più significativi:
Sig. Bocchetta, nel lager quale era il pensiero più forte?
«Il pensiero che mi tormentava di più era quello della fame, il mangiare era per tutti i prigionieri l’unico scopo di quell’esistenza».
Quando pensa ai campi di concentramento c’è un’immagine più forte delle altre che le viene in mente?
«Non ho una immagine più forte di altre: tutto era tremendo. L’odore di morte e di pelle bruciata, ti accompagnava in tutta la giornata e il pensiero del cibo, ti tormentava giorno e notte».
Nel lager c’erano persone di diversa nazionalità e di religioni, pregavano?
«Ricordo un Kapo polacco che pregava tutte le sere nonostante uccidesse 10/12 persone al giorno!!! Nella gerarchia dei campi di concentramento, c’erano dei Kapi, spesso dei delinquenti tedeschi, anche colpevoli di gravi reati che controllavano gli altri detenuti».
Crede nella vendetta?
«Non credo nella vendetta, ma non riesco a perdonare. Ormai i morti sono morti, possiamo e dobbiamo pensare solo ai vivi, ma la mia testimonianza deve essere un monito per tutte le persone, soprattutto per i giovani».
Se potesse rivivere, cancellerebbe tutto di quel periodo così terribile?
«Chiederei addirittura di non nascere, tanto è stato orribile quello che ho vissuto e quello che ho visto. Però sono nato e sono un istintivo, infatti l’istinto mi ha portato alla sopravvivenza e alla capacità di andare avanti».
Quando è tornato in patria com’è stato accolto?
«Per noi non c’era più posto, tutti volevano andare avanti, dimenticando quello che era successo. Molte persone hanno tentato di imbavagliarci per non farci raccontare ciò che era successo, molti con la camicia nera hanno cambiato colore. Hanno provato a mettermi in politica, ma tutta quella ipocrisia non faceva per me e me ne sono andato in America».
Cosa ne pensa delle dittature?
«Tutto parte sempre dalla natura umana, l’uomo è un animale sociale e quindi ha bisogno sia di un branco sia di un capo. In un periodo di crisi come può essere stato il primo dopo guerra è stato facile che al potere salissero i dittatori che si sono imposti con la forza. Questo pericolo c’è anche oggi».
Perché oggi c’è chi nega l’Olocausto?
«All’epoca c’erano i fascisti che obbligavano al silenzio. Oggi ci sono persone che affermano la loro identità con la forza o con le parole, solo cercando di andare contro alla verità. Quelle persone trovano significato nella loro vita solo in quel modo».
Noi ragazzi cosa possiamo fare perché non ci siano più guerre e campi di concentramento?
«Dovete riflettere su quello che vi viene testimoniato e su quanto è già successo. Studiate storia, informatevi, leggete libri».
Ogni anno c’è la Giornata della Memoria per non dimenticare, ma il mondo è pieno di guerre. Vuol dire che non è bastato l’orrore che hanno vissuto i nostri nonni?
«Purtroppo non è bastato e temo che non sia finita qui per la storia dell’uomo. Anche la Bibbia inizia con una guerra….l’uomo è un animale. Si lotta per affermarsi sugli altri, anche facendo cose orribili se non adopera la testa e il cuore».
Questa è stata, per noi, un’occasione molto importante, nonché unica, perché abbiamo potuto ascoltare una testimonianza di una persona che ha vissuto una parte della propria vita in uno di quei luoghi terribili. Ringraziamo molto il signor Bocchetta per averci raccontato la sua triste storia e per aver contribuito ad aumentare la nostra cultura sul passato; ringraziamo anche tutte le persone che hanno organizzato questo incontro e speriamo che ci sia utile per non dimenticare.
Gli alunni classi terze
Ic Bovolone